Trombosi, la prevenzione inizia allo specchio

L’anno 2010 è e sarà determinante per la Trombosi: e non solo perché in Italia si terrà un congresso internazionaletrombosi-cerebrale-cause-sintomi-conseguenze che affronterà questo tema in modo interdisciplinare e portando in evidenza i risultati ottenuti dalla clinica e di base, ma anche per l’urgenza del tema. Nei mesi scorsi i Paesi Anglosassoni si sono mossi con una call to action mirata a sollecitare l’attenzione dei medici di famiglia sul tema della prevenzione della trombosi venosa e dell’embolia polmonare.
I protocolli di prevenzione del tromboembolismo venoso sono diventati parte fondamentale dei criteri di accreditamento di Joint Commission International, un ente che definisce gli standard di qualità degli ospedali conferendo una sorta di bollino blu.

La ricerca nel campo della Trombosi, pur con le limitate risorse messe a disposizione dai canali istituzionali, ha permesso negli ultimi vent’anni di rivoluzionare la conoscenza sui meccanismi con i quali si attiva la formazione del trombo, momento scatenante non solo della trombosi venosa e dell’embolia polmonare ma anche di malattie classificate fra le patologie cardiovascolari, quali infarto del miocardio, ictus cerebrale, e tutte le malattie da aterotrombosi. A livello mondiale l’epidemia di malattie cardiovascolari da Trombosi viene indicata come l’evento più temibile e più probabile non solo nei Paesi economicamente avanzati, ma anche nei Paesi in via di sviluppo, e ha affermato come obiettivo prioritario la prevenzione: in tempi di risorse sanitarie limitate, e con previsioni per il futuro sempre più restrittive, è indispensabile stabilire priorità che possano essere affrontate con rapidità e con efficacia.

Le malattie da trombosi rispondono a questi criteri: possono essere prevenute almeno nel 30% dei casi, possono essere diagnosticate con metodi poco costosi, poco invasivi e molto accessibili, possono essere curate con farmaci che non hanno costi proibitivi, e nella stragrande maggioranza dei casi si può ottenere la guarigione completa. La percezione del significato di prevenzione nel grande pubblico coincide con l’esecuzione di esami strumentali: le donne temono il tumore della mammella e per prevenirlo hanno accettato di sottoporsi a screening mammografico periodico; la prevenzione del tumore del colon richiede l’esecuzione di un test di laboratorio e di una colonscopia, la prevenzione del tumore del polmone richiede l’esecuzione di una TAC nella popolazione a rischio.

La prevenzione delle malattie da Trombosi incomincia da un passaggio davanti allo specchio di casa: il sovrappeso, a distribuzione del grasso a livello addominale, uno stile di alimentazione quantitativamente e qualitativamente sbilanciata, la rassegnazione a una vita sempre meno attiva fisicamente, il subdolo e progressivo sviluppo dei danni provocati da una pressione del sangue mal controllata o mai verificata, da una glicemia troppo spesso mossa, se non elevata, di un quadro lipidico sbilanciato, la mancanza di motivazione e di determinazione nell’astenersi dal fumo di sigaretta sono fattori di rischio che non richiedono un passaggio dal medico per essere valutati, ma solo una sosta davanti allo specchio di casa.

Il nocciolo della questione sta nella difficoltà di comunicare alla gente che la prevenzione delle malattie cardiovascolari da trombosi è possibile ed efficace, ma non è una prevenzione delegabile solo al medico: richiede un impegno personale, costante, quotidiano e intelligente al quale molti di noi sono troppo facilmente inclini a rinunciare. È vero che in alcune famiglie esiste una predisposizione a sviluppare malattie da trombosi: ma la probabilità di andare incontro a un evento dipende da quanti fattori di rischio sono presenti contemporaneamente.

Si è detto che le malattie cardiovascolari non sono malattie da killer, ma malattie di squadra. I complici della squadra vanno identificati uno per uno e neutralizzati: e questo non può avvenire senza una forte motivazione del paziente che passa attraverso l’informazione, l’aiuto e la gratificazione per i risultati ottenuti.
ALT- Associazioneper la Lotta alla Trombosi ha dato il contributo nei suoi vent’anni di attività all’educazione e all’informazione, affrontando questi temi in modo autorevole e interdisciplinare. Non siamo in grado di misurare il risultato degli sforzi fatti in questi anni: non possiamo certo dire di aver raggiunto l’obiettivo di ridurre del 30% i casi di malattie da trombosi in Italia, visto che le statistiche ci confermano un triste primato di queste malattie È una battaglia titanica per definizione: riguarda un numero molto elevato di persone e di famiglie, richiede investimenti nella ricerca e partecipazione e ascolto da parte dei diretti interessati,
richiede un cambiamento culturale anche nella classe medica, troppo incline a curare l’organo e poco il paziente, richiede la collaborazione dei mezzi di comunicazione che possono amplificare i messaggi di educazione e di prevenzione adattandoli al linguaggio più accattivante per chi ascolta: ma non è una sfida impossibile.

Se i piani sanitari nazionali oltre a dichiarare, come è stato fatto negli ultimi vent’anni, la priorità della prevenzione delle malattie cardiovascolari attraverso la modifica degli stili di vita pericolosi investissero in modo congruo risorse economiche e umane in modo coordinato e tempestivo, si otterrebbero effetti misurabili: un’ora di salute nelle scuola di ordine e grado per spiegare ai bambini che il loro corpo richiede manutenzione costante, esattamente come la loro bicicletta, e per guidarli a scelte intelligenti e responsabili, un aumento dell’attività fisica quotidiana con il coinvolgimento in squadre sportive studentesche, l’eliminazione del fumo dalle scuole, che nonostante la legge consentono ai ragazzi di fumare in spazi più o meno riservati, la motivazione degli insegnanti a investire sulla propria salute e diventare un esempio trainante per i propri allievi.  Non sono iniziative impossibili, l’Europa non solo le chiede ma mette a disposizione fondi per incentivare l’adozione di uno stile di vita sano che deve cominciare dall’infanzia. Possiamo scegliere fra un atteggiamento impositivo e punitivo, come quello ventilato i alcune occasioni dalla Gran Bretagna che ha minacciato di non assistere con risorse pubbliche i pazienti sovrappeso e fumatori che non si sforzino di ridurre il proprio peso e di smettere di fumare, e azioni concrete ed efficaci immediatamente, come incentivi che supportino cambiamenti di stile e di sostanza nelle scuole.

Le malattie da trombosi colpiscono il doppio dei tumori, ma possono essere prevenute modificando per tempo lo stile di vita: scegliere di provvedere in modo equilibrato al mantenimento della salute, per i fortunati che ce l’hanno, è diventato urgente, ma può anche essere molto gratificante, per noi stessi e per chi ci vive accanto.